Pier Maria Giordani, CEO di RECS Architects, ha pubblicato con la prestigiosa casa editrice Lettera Ventidue di Siracusa il libro Parma. Citta’ di passo e di monumenti solitari.  Un omaggio alla sua citta’ natale e una personale visione delle vicende storiche della citta’, mai descritte prima. L’introduzione e’ del pluripremiato Prof. Aurelio Cortesi, mentre la post fazione e’ di Federico Acuto, figlio dell’indimenticato Prof. Antonio Acuto.

Ecco un estratto del capitolo cinque che tratta dello “Stradone”:

[…] Vi è infine un’altra constatazione da
fare che è il valore rilevante che occupa lo
Stradone nel racconto urbano di Parma,
inteso come rappresentazione costruita di
un rito settecentesco: il pubblico passeggio.

Non possiamo dimenticare ciò che per
il cittadino, nobile o borghese, di allora
era l’espediente più fruttuoso per le proprie
relazioni sociali. Guy De Maupassant
usa i boulevard parigini come sfondo di
molti dei suoi romanzi e in “Bel ami”
descrive, con grazia e precisione, i riti, le
usanze e i modi di vivere di una Parigi nella
quale appuntamenti e incontri s’intrecciavano
proprio durante le passeggiate in carrozza.

E allora poco importa delle caratteristiche
tecnico-descrittive dello Stradone
se non conosciamo il senso, ormai,
perduto di questo progetto: il viale era il
preciso luogo in cui la cultura e la vita si
rappresentavano.

Aldo Rossi scrive: “Io
credo che l’importanza del rito e la sua natura
collettiva, il suo carattere essenziale di
elemento conservatore del mito, costituiscano
una chiave per la comprensione del valore dei monumenti e per noi
del valore della fondazione della
città e della trasmissione delle idee
nella realtà urbana…

Poiché se il rito è l’elemento permanente e
conservativo del mito lo è anche il
monumento il quale, nel momento
stesso che testimonia il mito, ne
rende possibili le forme rituali.”

Lo stesso Stradone, il monumento
in cui si rendeva possibile il rito
“della vita pubblica”, oggi non è
altro che una strada a quattro corsie
su cui si viaggia in automobile.

Se è vero ciò che diceva Fustel de
Coulanges prima e Aldo Rossi poi,
vale a dire che modificando il ruolo
di alcune parti dell’attuale città
si perde il rito e quindi si trasfigura
il monumento, allora è evidente
che il senso dell’esistenza dello
Stradone, la cui struttura e le cui
forme erano alla base della comprensione
e della riconoscibilità
di una parte di città è andato perduto.

La trasformazione in una sorte
di circonvallazione nulla rappresenta ciò che era.
L’elemento che determinava una parte della città e del quale
si conosceva il significato è trasfigurato. È improbabile, per
chi non conosca la storia, risalire alle motivazioni originarie
che sono andate perdute nella vita reale. Diventa necessario
identificare questa non-corrispondenza tra la città di pietra
attuale, derivata da altri tempi, e l’uso che ne facciamo
come un rapporto non sincrono tra lo spazio e il tempo in
cui viviamo. Possiamo affermare che la città attuale subisce,
in molte sue parti, una diacronia spazio – temporale.

Guardate la vostra città. Han demolito le mura, hanno abbattuto
anche le centenarie alberate dei bastioni. Al suono dei
clarini il villano traversa in automobile le vostre strade. Polvere
che il vento solleva, polvere che ricade sulla polvere, in quel
deserto di memorie che è diventata vita…

Bruno Barilli, da “Il paese del melodramma”, 1929